11/04/13

Ci manca la fantasia dell'amore - A. Pronzato

«... Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù disse: "Non hanno più vino"» (Gv 2,3)


Le chiamate dell'ordinario.
Per favore, non leghiamo l'amore agli avvenimenti eccezionali, alle grandi imprese.
L'amore, certo si manifesta nei fatti più che con le parole. Ma non si tratta, normalmente, di fatti eccezionali, bensì modesti, piccoli, quasi trascurabili, quotidiani. (...)
Proprio quando non succede niente di straordinario, è il momento per far succedere lo straordinario dell'amore. (...)
Il "tutto" dell'amore lo si vive nel frammento delle occupazioni di ogni giorno. Più che cogliere le "grandi occasioni" - che magari non arrivano mai - è assai più importante, e difficile, non lasciarsi sfuggire le infinite, piccole occasioni per amare.
Io credo che uno dei rimorsi più tormentosi che ci frugano impietosamente nella coscienza, allorché facciamo il bilancio della nostra vita, sia provocato dalla consapevolezza di aver lasciato passare, inutilizzate, una serie impressionante di minuscole opportunità, specialmente nel campo dell'amore, dell'attenzione all'altro. (...)
Non basta accorrere - una tantum - alla chiamata dello straordinario, dell'emergenza. Ciò che conta è avvertire la chiamata continua dell'ordinaria amministrazione.
La musica più bella dell'amore è quella che sta scritta nello spartito un po' sdrucito, delle giornate e delle ore tutte uguali. Le grandi ore dell'amore coincidono con l'ora che stai vivendo.

Ci vuole così poco...
Mio padre mi aveva insegnato un grande segreto: «Ci vuole così poco...».
Era un ritornello abituale, indirizzato sopratutto a me. Lui non approvava certe mie impuntature, spigolosità, scontrosità, puntigliosità, posizioni rigide, atteggiamenti polemici. (...)
«Ci vuole così poco...».
Un sorriso. Cinque minuti di tempo. Una parola condiscendente. Un gesto amichevole. Una gentilezza verso quella persona antipatica. Un minuscolo atto di generosità nei confronti di chi non se lo merita. Un briciolo di pazienza per un vecchio noioso. Un po' di attenzione prestata a una persona petulante. Una cartolina spedita da un paese straniero a un poveraccio trascurato da tutti. (...)
Mio padre non pretendeva certo di risolvere tutti i problemi del mondo. Sapeva che erano troppi e ci vuole troppo. 
Si è limitato a propormi una ricetta per cominciare a risolverne qualcuno, a pochi metri di distanza.
Oggi mi sto convincendo che ci vuole così poco per cambiare qualcosa nella propria vita, e quindi cambiare qualcosa anche nel mondo.
Ammetto, però, che ci vuole molto coraggio per riconoscere che.... ci vuole così poco.
Abituati come siamo ad affrontare anche i più piccoli problemi con discussioni interminabili, progetti globali, programmazioni sterminate, tonnellate di documenti, questionari, dichiarazioni solenni, quel "così poco" ci mette addosso tanta paura.

Dio non ama le ripetizioni
Dio è amore (1Gv 4,8). E, perciò, Dio è anche fantasia. La fantasia, infatti, è il genio dell'amore.
Dio è "nuovo". E ama fare cose nuove.
«Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,19).
Nel suo amore, Lui non è mai ripetitivo, ma sorprendente, inedito, originale.

«Ora faccio udire cose nuove
e segrete che tu nemmeno sospetti.
Ora sono create e non da tempo:
prima di oggi tu non le avevi udite
perché tu non dicessi: "Già lo sapevo"» (Is 48, 6-7)

Per coloro che ama, Dio crea «nuovi cieli e nuova terra» (Is 65, 17).
Allorché, nell'amore, si spegne la fantasia, quello è il segno allarmante che si sta spegnendo anche l'amore.
Venendo meno la fantasia, ci si rifugia nel ricordo nostalgico, nel rimpianto lamentoso del passato, nelle recriminazioni. I sospiri lacrimevoli spuntano quando muoiono gli «oh!» di meraviglia. La memoria, allora, oltre che rifugio più o meno confortevole, può diventare addirittura una prigione, che paralizza il dinamismo dell'amore.
La fedeltà stessa, senza fantasia, si riduce a stanca replica, copione obbligato, rigidezza, catena inesorabile.
Al contrario, la fedeltà all'insegna della fantasia, è creatività, freschezza, spontaneità, libertà.

La carità, per non inaridire, ha bisogno della fantasia.
La fantasia deve mettersi anche al servizio della carità, per evitarle il pericolo di inaridire e inacidire. 
La fantasia, ovviamente, non fa mai perdere il contatto con la ragione e coi fatti concreti. 
Tuttavia, non esita a spingersi "oltre". Impedisce, così, alla carità di essere semplicemente una noiosa, pedante sgobbona, e perfino una insopportabile bisbetica.
Con la fantasia, la carità non è soltanto pesante dovere da compiere, ma capacità e gioia di "sorprendere" l'altro, indovinarne le esigenze (anche quelle che lui non riesce ad esprimere o addirittura di cui non è neppure cosciente), anticiparne i desideri, e offrirgli novità che lo aiutino a vivere e a sperare.
C'è da aver paura di una carità sciatta, burocratica, ciabattona, lagnosa, cupa, infastidita, che si limita a fornire - senza slancio - lo stretto necessario.
La carità non può rassegnarsi ad essere soltanto "una cosa buona". Deve diventare "una cosa bella".
Grazie alla fantasia, l'amore non si riduce a ripetere gesti meccanici, prestazioni serie, ma inventa sempre qualcosa di stupefacente, di unico, di esclusivo.
L'amore si conserva - e si rafforza e cresce - unicamente quando viene "creato" giorno per giorno, allorché diventa, quotidianamente, "una cosa nuova", mai sperimentata prima.

Il superfluo è la cosa necessaria
(...) Anche il superfluo, in certe circostanze, può risultare indispensabile. 
Per non morire di fame, l'uomo ha bisogno di pane di fiori.
«Vestire gli ignudi» può voler dire anche assicurare il profumo. D'altra parte, il dono dell'essenziale, perché non abbia ad umiliare, va accompagnato dal superfluo. 
Per evitare che la carità puzzi di stantìo, bisogna profumarla, darle la fragranza della novità.
La carità deve celebrare i propri riti in un clima di festa, non di tetraggine e squallore.
E poi, chi è in grado di stabilire, una volta per tutte, che cosa è superfluo e che cosa è necessario?
In determinate circostanze, un fiore può essere indispensabile più del pane, la musica più della minestra, il profumo più del vestito, una fotografia più dell'immagine devota. 
Un povero, talvolta, può aver bisogno di un sorriso più che dell'elemosina (e, comunque, meglio ci siano tutti e due), di un po' del nostro tempo e della nostra attenzione partecipe, più che del nostro aiuto.
Il povero richiede dignità, prima ancora che compassione.
Un vecchio non può fare a meno della medicina. Ma ha bisogno anche di essere "onorato" con una tovaglia candida, una passeggiata, una gita in macchina. E, per addormentarsi, talvolta richiede la pillola. Ma, se non abbiamo chiuso il cuore nell'insensibilità, dobbiamo intuire che implora anche una carezza.

A Cana, la Madonna si è accorta che mancava non il necessario, ma il superfluo. Ed è intervenuta per assicurare non il pane, ma il vino "inutile". Si è data da fare per colmare quel vuoto intollerabile. (...)
Gesù stesso, che pure ha sempre condotto un'esistenza da povero, nell'imminenza della Passione, ha apprezzato il gesto "scandaloso" della donna che gli versava sul capo un profumo costosissimo (cfr. Mt 14, 3-9).
Dobbiamo convincerci che non è possibile amare senza un pizzico di fantasia.
Non si tratta soltanto di rispondere alle attese.
Il compito più urgente può essere quello di "sorprendere", ossia di produrre l'inatteso, l'imprevedibile.
Il "di più" risulta indispensabile per vivere.

Donna dell'imprevedibile
Maria, tu hai sperimentato più di chiunque altro, e anche cantato, le «grandi cose» (Lc 1,49), e quindi anche «le cose nuove» che il Signore ha compiuto in te e per te.
Sei stata la beneficiaria stupefatta della fantasia del suo Amore.
Per cui è logico pensare che anche la tua risposta e la tua fedeltà si siano sviluppate sulla stessa linea di novità e creatività. A partire dalla prima notizia, recapitata dall'angelo, Lui non ha mai cessato di "sorprenderti". E tu, certo, ti sei impegnata a "sorprendere" Lui. 
Il tuo «sì» è stata una sorpresa grandiosa.
E tutte le volte che ribadivi il iniziale, era sempre qualcosa di nuovo, di «mai sentito». Nessuno dei tuoi innumerevoli era uguale all'altro. Ognuno di quei  conteneva qualcosa di diverso, perfino di inimmaginabile.
E io amo immaginare che anche nella tua casa di Nazareth si svolgesse, grazie alla tua delicata regia, una vita ordinaria e imprevedibile al tempo stesso. Non una rigida e statica programmazione, ma le continue invenzioni della fantasia. Nello spartito delle solite occupazioni, tu riuscivi a produrre le "improvvisazioni" dell'amore.

Donna dell'imprevedibile, togli dal nostro amore la patina opaca della noia, del risaputo, della monotonia, del ripetitivo. Strappagli di dosso l'abito logoro della trasandatezza. (...)
Maria Vergine fedele e sorprendente (...) aiutaci a comprendere che tutto è possibile per chi ama.
Perfino non ripetersi, pur compiendo le stesse cose, e dedicandosi alle stesse occupazioni di sempre.
Maria, facci capire che la fantasia ci avvicina al Dio creatore. (...)
Rendici coscienti che un fiore può rendere la nostra terra più abitabile.

don Alessandro Pronzato 

"C'era la Madre di Gesù... A Cana, con Maria, per scoprire quello che ci manca"