23/10/15

Il popolo che camminava nelle tenebre... - papa Francesco


Omelia di papa Francesco al Madison Square Garden - New York

25 settembre 2015


Ci troviamo nel Madison Square Garden, luogo emblematico di questa città, sede di importanti incontri sportivi, artistici, musicali, che raduna persone provenienti da diverse parti, e non solo di questa città, ma del mondo intero. In questo luogo che rappresenta le diverse facce della vita dei cittadini che si radunano per interessi comuni, abbiamo ascoltato: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (Is 9,1). 
Il popolo che camminava, il popolo in mezzo alle sue attività, alle sue occupazioni quotidiane; il popolo che camminava carico dei suoi successi ed errori, delle sue paure e opportunità; quel popolo ha visto una grande luce. Il popolo che camminava con le sue gioie e speranze, con le sue delusioni e amarezze, quel popolo ha visto una grande luce.
Il Popolo di Dio è chiamato in ogni epoca a contemplare questa luce. Luce che vuole illuminare le nazioni: così, pieno di giubilo, lo proclamava l’anziano Simeone. Luce che vuole giungere in ogni angolo di questa città, ai nostri concittadini, in ogni spazio della nostra vita.
«Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce». Una delle caratteristiche del Popolo credente passa per la sua capacità di vedere, di contemplare in mezzo alle sue “oscurità” la luce che Cristo viene a portare.

Il popolo credente che sa guardare, che sa discernere, che sa contemplare la presenza viva di Dio in mezzo alla sua vita, in mezzo alla sua città. Con il profeta oggi possiamo dire: il popolo che cammina, respira e vive dentro lo “smog” ha visto una grande luce, ha sperimentato un aria di vita.
Vivere in una città è qualcosa di piuttosto complesso: un contesto multiculturale con grandi sfide non facili da risolvere. Le grandi città ci ricordano la ricchezza nascosta nel nostro mondo: la varietà di culture, tradizioni e storie. La varietà di lingue, di vestiti, di cibi. Le grandi città diventano poli che sembrano presentare la pluralità dei modi che noi esseri umani abbiamo trovato di rispondere al senso della vita nelle circostanze in cui ci trovavamo. A loro volta, le grandi città nascondono il volto di tanti che sembrano non avere cittadinanza o essere cittadini di seconda categoria. Nelle grandi città, nel rumore del traffico, nel “ritmo dei cambiamenti”, rimangono coperte le voci di tanti volti che non hanno “diritto” alla cittadinanza, non hanno diritto a far parte della città – gli stranieri, i loro figli (e non solo) che non ottengono la scolarizzazione, le persone prive di assistenza medica, i senzatetto, gli anziani soli – confinati ai bordi delle nostre strade, nei
nostri marciapiedi in un anonimato assordante. Ed entrano a far parte di un paesaggio urbano che lentamente diventa naturale davanti ai nostri occhi e specialmente nel nostro cuore.
Sapere che Gesù continua a percorrere le vostre strade, mescolandosi vitalmente al suo popolo, coinvolgendosi e coinvolgendo le persone in un’unica storia di salvezza, ci riempie di speranza, una speranza che ci libera da quella forza che ci spinge ad isolarci, a ignorare la vita degli altri, la vita della nostra citta. Una speranza che ci libera da “connessioni” vuote, dalle analisi astratte, o dal bisogno di sensazioni forti. Una speranza che non ha paura di inserirsi agendo come fermento nei posti dove Ci tocca vivere e agire. Una speranza che ci chiama a guardare in mezzo allo “smog” la presenza di Dio che continua a camminare nella nostra città. Perché Dio è nella città.
Com’è questa luce che passa per le nostre strade? Come trovare Dio che vive con noi in mezzo allo “smog” delle nostre città? Come incontrarci con Gesù vivo e operante nell’oggi delle nostre città multiculturali?
Il profeta Isaia ci farà da guida in questo “imparare a guardare”. Ha parlato della luce, che è Gesù. E ora ci presenta Gesù come «Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace» (9,5). In questo modo, ci introdurrà nella vita del Figlio, perché sia anche la nostra vita.
Consigliere mirabile
I Vangeli ci narrano come tanti vanno a chiedergli: Maestro, che cosa dobbiamo fare?... Il primo movimento che Gesù genera con la sua risposta è proporre, incitare, motivare. Propone sempre ai suoi discepoli di andare, di uscire. Li spinge ad andare incontro agli altri, dove realmente sono e non dove ci piacerebbe che fossero. Andate, una, due, tre volte, andate senza paura, andate senza repulsione, andate e annunciate questa gioia che è per tutto il popolo.
Dio potente. In Gesù Dio si è fatto Emmanuel, il Dio con noi, il Dio che cammina al nostro fianco, che si è mescolato con le nostre cose, nelle nostre case, con i nostri “tegami”, come amava dire santa Teresa di Gesù.

Padre per sempre. 
Nulla e nessuna potrà separaci dal suo Amore. Andate e annunciate, andate e vivete che Dio è in mezzo a voi come un Padre misericordioso che esce ogni mattina e ogni sera per vedere se suo figlio torna a casa, e appena lo vede venire corre ad abbracciarlo. Questo è bello. Un abbraccio che vuole accogliere, vuole purificare ed elevare la dignità dei suoi figli. Padre che nel suo abbraccio è buona notizia per i poveri, sollievo per gli afflitti, libertà per gli oppressi, consolazione per i tristi (cfr Is 61,1).

Principe della pace.
Andare verso gli altri per condividere la buona notizia che Dio è nostro Padre. Che cammina al nostro fianco, ci libera dall’anonimato, da una vita senza volti, una vita vuota, e ci introduce alla scuola dell’incontro. Ci libera dalla guerra della competizione, dell’autoreferenzialità, per aprirci al cammino della pace. Quella pace che nasce dal riconoscimento dell’altro, quella pace che emerge nel cuore guardando specialmente al più bisognoso come a un fratello.
Dio vive nelle nostre città, la Chiesa vive nelle nostre città. E Dio e la Chiesa che vivono nelle nostre città vogliono essere fermento nella massa, vogliono mescolarsi con tutti, accompagnando tutti, annunciando le meraviglie di Colui che è Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace.
«Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce», e noi, cristiani, siamo
testimoni.

papa Francesco

www.vatican.va

11/10/15

Ho creduto anche quando dicevo: sono troppo infelice - Sal 115

Alleluia.
Amo il Signore perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l'orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi.
Mi opprimevano tristezza e angoscia
e ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, Signore, salvami».
Buono e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge gli umili:
ero misero ed egli mi ha salvato.
Ritorna, anima mia, alla tua pace,
poiché il Signore ti ha beneficato;
egli mi ha sottratto dalla morte,
ha liberato i miei occhi dalle lacrime,
ha preservato i miei piedi dalla caduta.
Camminerò alla presenza del Signore
sulla terra dei viventi.
 

Alleluia.
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Ho detto con sgomento:
«Ogni uomo è inganno».
Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli.
Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
e davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.


10/10/15

L'amicizia - Kahlil Gibran


 E un giovinetto disse: Parlaci dell'Amicizia.
Ed egli rispose, dicendo:


Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con più amore e che mietete con riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugite in lui e lo ricercate per la vostra pace.
Quando il vostro amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo.
E quando egli tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore: poiché nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio, e viene condiviso con inesprimibile gioia.
Se vi separate dall'amico non rattristatevi: poiché ciò che maggiormente amate in lui può meglio risplendere nell'assenza, così come una vetta appare allo scalatore più chiara dalla pianura.
 E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore, ma una rete lanciata a caso, che afferra solo ciò che è vano.
 E il meglio di voi sia per il vostro amico.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, pe cercarlo solo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E nella dolcezza dell'amicizia fate che vi siano il riso e la condivisione dei piaceri.
 Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.


Kahlil Gibran