09/05/13

"Non hanno più sete" - A. Pronzato

«... Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù disse: "Non hanno più vino"» (Gv 2,3)


Sono insoddisfatto, dunque posso stare tranquillo 
(...) Julien Green sostiene, con un paradosso, che «fin che si è insoddisfatti, si può stare tranquilli».
In realtà, tutto comincia con l'insoddisfazione. Ossia con la capacità di ammettere: «Non ne posso più... Sono stufo di questa vita che non è vita... Questa recita mi ha stancato... Così non si può andare avanti...».
Normalmente noi siamo insoddisfatti degli altri. Ma è di noi stessi che dobbiamo essere scontenti.
Devo sentirmi impacciato in una vita diminuita, mediocre, apparente, ritagliata sulle misure comuni.
Trovarmi a disagio anche col cuore, gli occhi, la testa, le gambe, le mani.
Qualcosa comincia allorché non riesco più a sopportarmi come sono. Tutto, in me stesso, mi provoca fastidio. Mi fanno male i pensieri, i sentimenti, le idee, i progetti, gli interessi che frequento abitualmente. Avverto che sto stretto dentro di me, fino a soffocare, a esplodere.
E sospetto che posso, devo essere un altro. Quello non sono io! Ci sono in me possibilità sfruttate solo in minima parte. Il mio essere vero non è ancora venuto alla luce.
Insomma, devo passare dall'abitudine all'invenzione di me.
Devo perciò consentire al fatto che la mia minuscola isola di appagamento anneghi e venga sommersa nell'oceano di Dio, della sua tenerezza, dei progetti folli del suo amore.
Sono chiamato a "nascere". (...)

Riconoscibili perché insoliti
«Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu, invece, hai conservato fino ad ora il vino buono» (Gv 2,10).
Le parole del maestro di tavola sono tipiche di una certa mentalità, stando alla quale tutto deve svolgersi secondo una programmazione precisa, un cerimoniale fisso, ubbidendo a regole immutabili, seguendo i binari delle consuetudini accettate da tutti.
Invece il vino offerto da Gesù a Cana è all'insegna dell'imprevedibilità. Qualcosa di sorprendente, non regolamentato.
Così dovrebbero essere i comportamenti del cristiano, sempre che non esiti ad accostare le labbra a quel vino miracoloso.
Non qualcosa di scontato, largamente prevedibile in riferimento al solito copione.
Gli stessi gesti, gli stessi comportamenti, gli stessi pensieri, le stesse chiacchiere e discussioni inconcludenti, le stesse immancabili reazioni, le stesse risposte risapute...
No. Il cristiano dovrebbe essere un sovvertitore delle previsioni. Guai se diventa uno specialista delle repliche, un campione delle ripetitività. Guai se si rassegna alla mediocrità, per farsi accettare nel mondo dell'insignificanza.
La testimonianza cristiana dev'essere la testimonianza e la vocazione dell'insolito.
Un cristiano incapace di sorprendere, fare diverso, è uno che ha dimenticato la propria missione specifica.

La vocazione di Francesco d'Assisi
Dunque. Vocazione allo straordinario, alla marginalità, all'originalità, all'insoddisfazione e all'insolito. 
Il tutto si riassume nella chiamata alla follia evangelica.
L'homo sapiens ha combinato e continua a combinare guai notevoli. E' ora si tiri in disparte, dal momento che non è neppure in grado di risarcire i danni che ha causato. 
La salvezza dell'umanità può essere attuata unicamente con l'apparizione dell'homo demens, del cristiano che esce dal guscio della ragionevolezza, del calcolo, delle prudenze tatticistiche, degli equilibri, del giusto mezzo, e imbocca decisamente la strada dell'esagerazione, dell'eccesso, della provocazione. 
Il mondo non ha bisogno di santerelli afflitti da torcicollo, né di intellettuali raffinati, ripuliti a dovere e con la voce incipriata, né di dottori che prescrivono ricette e pillole con i dosaggi appropriati, magari col metodo omeopatico (che facciano bene al corpo senza arrecare danni all'anima), ma di "folli di Dio" capaci di compiere gesti insoliti, perfino un po' spregiudicati, impertinenti, sorprendenti per la loro fantasia, scandalosi nella loro libertà, che non esitino a piazzare pugni nello stomaco per far digerire il nutrimento evangelico più pesante.
Nel Capitolo delle stuoie, Framcesco d'Assisi proclama davanti a tutti i suoi frati, in mezzo ai quali cominciano a serpeggiare tentazioni intellettualistiche: «Il Signore mi ha rivelato essere suo volere che io fossi un pazzo nel mondo: questa è la scienza alla quale Dio vuole che ci dedichiamo!» (Leggenda perugina, 114).
Personalmente ritengo che le parole di Cristo possano essere comprese e interpretate e tradotte unicamente in una dimensione di stoltezza e perfino di pazzia. 
Le beatitudini stesse non sono altro che una sconcertante, grandiosa, "sinfonia dei folli".
Se non recuperiamo il valore della follia evangelica, non capiremo mai nulla dello spirito che pervade il Sermone del Monte.
Erasmo da Rotterdam si definiva "christianus infirmus". Eppure era un intellettuale coi fiocchi. Ma, in quanto cristiano, riconosceva di essere "debole", senza valore, da niente. Forse perché non abbastanza "irragionevole", non sufficientemente esperto in stoltezza.
E tu, sei disposto a recare il tuo contributo attivo per la composizione di una necessaria "sinfonia dei folli"?

I folli per Cristo
Nella tradizione russa sono stati canonizzati, insieme a martiri e confessori, decine di folli per Cristo ("jurodivyje", un termine che richiama qualcosa come "aborto", "cosa mostruosa"). Erano individui che avevano conseguito il diploma di analfabeti, ignoranti, idioti.
Appartenevano alla razza, non dell'homo sapiens, ma dell'homo demens, nella sottispecie dell'homo ludens.
Erano tipi bizzarri, irrequieti, turbolenti, monelli incorreggibili, che procuravano un fracco di fastidi ai grandi, ai prelati e alla gente perbene.
Il popolo li aveva battezzati "bambini di Dio". O li dichiarava semplicemente - e significativamente! - "beati". 
Si divertivano un mondo a impallinare i galli variopinti issati sul loro personale letamaio (...), che al mattino strillano al mondo che sono loro, col loro canto, a far nascere il sole.
Strappavano volentieri le maschere e le penne ai pavoni che informano la platea estatica come sia la loro ruota a far girare la terra.
In un clima conformistico, opprimente oltre che noioso, loro si sono fatti scanzonati, spregiudicati difensori della libertà interiore.

Io ho l'impressione che oggi troppo cristianesimo sia malato di rigidezza, compostezza, sussiego, seriosità (che è l'opposto della serietà, essendo la cosa più falsa, inautentica da un punto di vista evangelico).
Forse abbiamo dimenticato che Cristo non ci ha detto che dobbiamo essere degli imbalsamatori (mummie che imbalsamano altre mummie può essere l'equivalente del cieco che ha la pretesa di guidare un altro cieco...), ma di essere sale che brucia: «Ognuno sarà salato con il fuoco» (Mc 9,49).
Se non diventerete come bambini... se non diventerete folli... se non avrete sale in voi stessi... non gusterete mai la gioia che permea tutto il messaggio di Cristo, e non potrete diffonderla.

Dio ha bisogno del tuo cuore impazzito
I folli per Cristo ci ricordano qual è la nostra vocazione specifica. Ci trasmettono il loro metodo perché possiamo assolvere il nostro compito di essere sale della terra e luce del mondo.
Ci dicono: «Molti di voi si illudono di possedere Dio con la testa ragionante e di trasmetterlo per mezzo delle idee. In realtà, non fanno altro che girare a vuoto attorno a un'immagine innocua e sbiadita di Dio
Bisogna vi decidiate a lasciarvi sedurre, incendiare da Lui. Perché solo così riuscirete a sedurre e bruciare gli altri col vostro sale.
Occorre prendiate sul serio i paradossi evangelici, non vi limitiate a ricamare pie e dotte considerazioni su quel testo.
L'incontro con Lui è sempre pericoloso. Per voi e per gli altri. Smettetela di essere insignificanti, timidi, ammodo, rassicuranti.
Rifiutatevi di essere decorativi, folkloristici.
Piantatela di fare il verso agli intellettuali. 
Rompete le righe dell'uniformità, del consenso obbligato.
Siate degli irregolari.
Dio non vi conquista quando entra nel vostro cervello.
Dio è sicuro di possedervi, e di arrivare a qualche vicino o lontano, soltanto quando Gli permettete di impadronirsi totalmente del vostro cuore.
Dio non sa che farsene della vostra mente che funziona in maniera inappuntabile, da primi della classe.
Dio ha bisogno del vostro cuore impazzito...».
E anche gli altri che stanno al buio, e che son costretti a trangugiare cibi insipidi, ne hanno bisogno.

Il senso della misura
Resta da precisare che la pazzia evangelica è compatibile con l'equilibrio e perfino col buonsenso. Oserei dire che ne ha bisogno come del proprio terreno di coltura.
E' capace di perdere la testa solo chi ce l'ha e la fa funzionare!
Per perdere la testa, occorre prima dimostrare di possederla!
Il sale è anche questione di dosaggio. Né scarso, ma nemmeno troppo.
Se manca il sale, un piatto risulta senza sapore.
Ma l'eccesso di sale può rendere una vivanda disgustosa, immangiabile.
Come abbiamo già rilevato, c'è uno stile cristiano insulso, rinunciatario, timido, tremebondo. Ma c'è anche uno stile cristiano invadente, urtante, indisponente, aggressivo, borioso, fracassone (proprio l'opposto dell'atteggiamento tenuto dalla Madonna a Cana e durante tutta la sua esistenza). 
Non è compatibile con la vocazione cristiana un comportamento sospiroso, impotente, lagnoso, rassegnato.
Ma la testimonianza all'insegna della franchezza e dell'audacia (parresìa), non ha niente a che vedere con la protervia, il gusto della provocazione clamorosa. (...)
Il senso della misura non diminuisce per nulla la forza di irradiazione, ma le conferisce una maggior intensità ed efficacia.

Non abbiamo sete
Maria, Vergine sorprendente, oggi con tutta probabilità diresti: «Non hanno più sete», invece che «Non hanno più vino».
Siamo sazi, appagati, torpidi, soddisfatti di ciò che siamo e di ciò che abbiamo.
Commettiamo il peccato di "non desiderare altro", di accontentarci.
E poi siamo riusciti a compiere il miracolo opposto a quello di Cana. Lo realizziamo quasi tutti i giorni.
Sì, ci siamo specializzati nel cambiare il vino in acqua.
Annacquiamo abbondantemente i paradossi del Vangelo. Diluiamo le sue esigenze. Addolciamo le sue provocazioni. Cancelliamo le sue asprezze. Abbelliamo le sue ruvidezze. Ammorbidiamo le sue spigolosità.
Al posto di quel vino forte, ingolliamo quantitativi incredibili di camomilla. Provvediamo a spegnere il fuoco contenuto nel sale. Disinneschiamo la pericolosità del messaggio rivoluzionario di tuo Figlio.
Il "troppo" ci spaventa.
E poi abbiamo l'impudenza di lamentarci perché il nostro cristianesimo insipido, insapore, piatto, insignificante, non viene preso sul serio, e noi siamo irrilevanti, trascurabili.
Stiamo diventando innocui, inoffensivi, composti, ammodo, ragionevoli, comprensivi.
La nostra fiamma riscalda così poco...
Maria, dacci la voglia di essere fuoco che scotta, sale che brucia, elemento di disturbo, portatori di inquietudine.
Maria, restituiscici la nostalgia di quel vino forte, anche a rischio di apparire "ubriachi" (At 2,13).
Meglio brilli, che spenti.
Tu sei, insieme, la Donna dell'equilibrio e della follia. 
equilibrio spinto fino alla pazzia. E pazzia che arriva all'equilibrio...


don Alessandro Pronzato

tratto da "C'era la madre di Gesù... A Cana con Maria, per scoprire quello che ci manca"