28/02/13

Il paradosso della fede - S. Kierkegaard


«No, nessuno sarà dimenticato di quelli che furono grandi; ma ciascuno fu grande a suo modo, ciascuno in proporzione alla grandezza che amò. Perché chi amò se stesso fu grande nella propria persona e chi amò altrui fu grande per la sua dedizione; ma chi amò Dio fu il più grande di tutti.
Ognuno rimarrà nel ricordo; ma ognuno fu grande secondo quello che sperò. Uno fu grande sperando il possibile; un altro sperando l'eterno; ma chi sperò l'impossibile fu il più grande di tutti.
Ognuno rimarrà nel ricordo, ma ognuno sarà grande secondo l'importanza di quel che combatté. Perché chi combatté contro il mondo fu grande trionfando sul mondo, e chi combatté contro sé stesso fu più grande per la vittoria su sé stesso, ma chi lottò contro Dio fu il più grande di tutti.
 Ci furono uomini grandi per la loro energia, per la saggezza, la speranza o l'amore. Ma Abramo fu il più grande di tutti: grande per l'energia la cui forza è debolezza, grande per la saggezza il cui segreto è follia, grande per la speranza la cui forza è demenza, grande per l'amore che è odio di se stesso. Fu per fede che Abramo lasciò il paese dei suoi padri e fu straniero in terra promessa. Lasciò una casa, la sua ragione terrestre, e un'altra ne prese: la fede. Altrimenti, pensando all'assurdità del suo viaggio, non sarebbe partito. (…)

Fu per fede che Abramo ricevette la promessa che tutte le nazioni della terra sarebbero state benedette nella sua posterità. Il tempo passava, la possibilità rimaneva. Abramo credeva. Il tempo passò, la speranza diventò assurda, Abramo credette. È pur esistito nel mondo colui che ebbe una speranza. Il tempo passò, la sera fu al suo declino e quell'uomo non ebbe la viltà di rinnegare una speranza, così anch'egli non sarà mai dimenticato. (…)

Grande è coglier l'eterno, ma è più grande cosa riavere il transeunte, dopo averne fatta rinuncia.
Così, dunque, tutto era perduto, oh sciagura atroce più che se il desiderio non fosse mai stato esaudito. Così il Signore si prendeva giuoco di Abramo! Ecco che, dopo aver realizzato l'assurdo con un miracolo, voleva veder annientata l'opera sua. Che pazzia! (…)
Tuttavia, Abramo credette; e credette per questa vita. Certo, se la sua fede fosse stata rivolta esclusivamente ad una vita avvenire, si sarebbe sbarazzato più facilmente di tutto, per uscir al più presto possibile da un mondo a cui non apparteneva più. (…) Ma Abramo aveva la fede per questa vita…
Credette per assurdo, perché non si poteva trattare di un calcolo umano. E l'assurdo era nel fatto che Dio, domandandogli quel sacrificio, avrebbe revocato la sua esigenza un momento dopo. Salì il monte, e persino nell'attimo in cui levò il coltello credette - che Iddio non gli avrebbe chiesto Isacco. Certo Abramo fu sorpreso per la soluzione della cosa, ma, con un doppio movimento, egli aveva già raggiunto la sua condizione originaria, e perciò ricevette Isacco con gioia anche più grande della prima volta.(…)

Se fosse stato un uomo diverso, avrebbe forse amato Iddio, ma non avrebbe creduto; perché amar Dio senza aver la fede, significa rispecchiarsi in sé stessi, ma amar Dio con la fede, significa rispecchiarsi in Dio.
Questa è la vetta sulla quale è Abramo.»


Søren Kierkegaard

tratto da   “Timore e tremore”


"Sacrificio di Isacco", Caravaggio.