19/03/14

La preghiera di ringraziamento - Enzo Bianchi

La preghiera di ringraziamento
Nell'episoodio evangelico dei dieci lebbrosi guariti da Gesù (cfr. Lc 17, 11-19) si afferma che a uno solo di loro si rivolgono le parole del Signore: «La tua fede ti ha salvato»: è colui che, vistosi guarito, ritorna indietro per ringraziare Gesù. Solo chi rende grazie fa l'esperienza della salvezza, cioè dell'azione di Dio nella propria vita. E dato che la fede è relazione personale con Dio, la dimensione dell'azione di grazie non riguarda solo la forma esteriore di alcune preghiere, ma deve impregnare l'essere stesso della persona (...) La fede cristiana è costitutivamente eucaristica, e l'intera vita del credente va vissuta «nel rendimento di grazie» (metà eucharistìas: 1Tm 4,4).
Pur così fondamentale, il ringraziamento è tutt'altro che facile o spontaneo, innanzitutto dal punto di vista antropologico. Esso suppone, infatti, il senso dell'alterità, la messa in crisi del proprio narcisismo, la capacità di entrare in rapporto con un "tu"; solo ad un altro riconosciuto come persona di può dire: "Grazie"! Entrare nella gratitudine significa, pertanto, lottare contro la tentazione del consumo per creare le condizioni di una comunione, di una relazione in cui sia bandita la cosificazione, la strumentalizzazione dell'altro a se stessi. (...)
Nel rapporto personale con il Signore, poi, la capacità eucaristica indica la maturità di fede del credente, il quale riconosce che "tutto è grazia", che l'amore del Signore precede, accompagna e segue la sua vita. L'azione di grazie scaturisce dall'evento centrale della fede cristiana: il dono del Figlio Gesù Cristo che il Padre, nel suo immenso amore, ha fatto all'umanità (cfr. Gv 3,16). E' il dono salvifico che suscita nell'uomo il ringraziamento e fa dell'eucarestia l'azione ecclesiale per eccellenza. (...) E visto che l'eucarestia, e al suo interno la preghiera eucaristica, è il modello dellapreghiera cristiana, il cristiano è chiamato a fare dell'intera sua esistenza un'occasione di rendimento di grazie. Alla gratuità dell'agire di dio verso l'uomo risponde il riconoscimento del dono e la riconoscenza, la gratitudine dell'uomo (...) 
Il posto centrale dell'eucarestia nel cristianesimo ci ricorda anche che il culto cristiano consiste essenzialmente in una vita capace di rispondere con gratitudine al dono inestimabile e preveniente di Dio: il cristiano risponde al dono di Dio facendo della propria vita un ringraziamento, un'eucarestia vivente. Egli infatti conosce, o dovrebbe conoscere, il senso profondo del gesto eucaristico compiuto da Gesù nell'ultima cena: Gesù ha compiuto tale atto per evitare che i discepoli leggessero la sua morte come un evento subìto per caso, oppure dovuto a un destino ineluttabile voluto da Dio.  Nulla di tutto questo. Egli ha concluso la sua esistenza così come l'aveva sempre spesa: nella libertà e per amore di Dio e degli uomini! Perché ciò fosse chiaro, Gesù ha anticipato profeticamente ai suoi discepoli la sua passione e morte, spiegandola loro con un gesto capace di narrare l'essenziale di tutta la sua vicenda: pane spezzato, come la sua vita lo sarebbe stata di lì a poco; vino versato nel calice, come il suo sangue sarebbe stato sparso in una morte violenta.
Dietro a lui, il cristiano è chiamato alla loghikè latreìa (...) «L'offerta del prorpio corpo in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio» (cfr. Rm 12,1), attraverso una vita spesa nell'amore.
Compresa in questa luce, la preghiera di ringraziamento non è solo risposta puntuale a eventi in cui si discerne la presenza e l'azione di Dio nella propria vita, ma è l'atteggiamento radicale di chi apre la trama quotidiana dell'esistenza all'azione di Dio in lui, fino a predisporre tutto, perché Dio trasfiguri la morte in evento di nascita a vita nuova. (...) Se da un lato la preghiera di ringraziamento considera il passato, ciò che Dio ha fatto per noi, dall'altro essa apre al futuro, alla speranza: e tutto questo mentre si configura come dimensione peculiare in cui vivere cristianamente il presente, lo spazio stesso della vita. (...) 
Sì, ogni giorno, fino a quello della nostra morte, è per noi un dono dell'amore di Dio!

Enzo Bianchi
 tratto da "Perché pregare, come pregare"