13/03/14

La preghiera di domanda - Enzo Bianchi

La preghiera cristiana: tra domanda e ringraziamento
Gli insegnamenti di Gesù (...) vanno collocati all'interno di quella che è una costante della preghiera: essa si muove sempre tra i due poli della domanda e del ringraziamento, articolazioni dell'evento unitario della preghiera. E qui va subito precisato che, nelle'conomia cristiana, la preghiera di domanda non è tanto un prolungamento spontaneo del desiderio umano, quanto piuttosto una risposta obbediente al comando del Signore Gesù: «Chiedete..., cercate..., bussate...». La promessa di esaudimento connessa a questi imperativi - «... e vi sarà dato, ... e troverete, ... e vi sarà aperto» (Mt 7,7; Lc 11,9) - fonda già il legame intriseco e inscindibile tra domanda e ringraziamento, tra supplica e azione di grazie (...). Questa sintesi difficile, operazione spirituale della fede, è richiesta al cristiano da un preciso ammonimento di Gesù: «Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato» (Mc 11,24). Unico, infatti, è il Dio cui si chiede e cui si rende grazie!
Constatare, pertanto, che oggi a una forte crisi della preghiera di domanda fa riscontro una ripresa della preghiera di azione di grazie è sintomatico di una crisi della fede, di una patologia che investe l'immagine stessa di Dio e quella dell'uomo, creando uno squilibrio nella preghiera.

La preghiera di domanda
La forma di preghiera più attestata nella Scrittura e richiesta da Gesù stesso è quella di domanda. Essa èa nche quella che ha fatto più problema alla tradizione cristiana, che spesso ha affermato la superiorità, la maggior purezza e perfezione delal preghiera di lode e di ringraziamento. (...) Oggi si assiste, invece, a un suo riemergere sotto forme non autenticamente evangeliche, che la riducono ad atteggiamento magico, a una sorta di ingiunzione rivolta a un Dio sentito come immediatamente "disponibile", che avrebbe quasi il dovere di soddisfare ogni nostro bisogno.
Ora, occorre innanzitutto affermare che, antropologicamente, la domanda non è solo qualcosa che l'uomo fa, ma è una dimensione costitutiva del suo stesso essere: l'uomo è domanda, è appello. Questa dimensione non può non manifestarsi nella preghiera: in essa, infatti, «qualunque ne sia l'occasione specifica, tutto l'essere viene portato dinanzi a Dio» (Heinrich Ott). Rivolgendosi a Dio con la domanda nelle diverse situazioni esistenziali, il credente - sena rinunciare alla propria responsabilità e al proprio impegno - attesta di volere sempre e di nuovo ricevere dalla relazione con lui il senso della propria vita e la propria identità, e confessa di non "disporre" della propria esistenza. In questo senso, la preghiera di domanda è certamente scandalosa, in quanto urta la pretesa di autosufficienza dell'uomo. In profondità, poi, dietro a ogni particolare preghiera di domanda vermanete cristiana, vi è una domanda radicale di senso, che il progresso tecnologico non potrà mai rendere superata e che investe direttamente non solo il credente ("Chi sono?"), ma anche il Dio «in cui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28).
Con la preghiera di domanda, inoltre, il credente stabilisce un tempo di attesa tra il bisogno e il suo soddisfacimento, pone una distanza tra sé e la sua situazione concreta: egli si innalza dal suo bisogno e lo trasfigura in desiderio. La pregheira di domanda è davvero "l'officina" del nsotro desiderio, perchè in essa noi possiamo imparare a desiderare, cioè a conoscere e disciplinare i nostri desideri, distinguendoli dai nostri bisogni e cercando di accordarli con il desiderio di Dio: «nela preghiera lo Spirito santo educa il nostro desiderio, per decentrarlo dal nostro bisogno e ricentrarlo sul desiderio di Dio» (Jean-Claude Sagne). Insomma, noi chiediamo doni che colmino i nostri bisogni, e lo Spirito santo ci porta a invocare la presenza del Donatore, ovvero a chiedere l'amore, desiderio del desiderio.
Ecco perché la preghiera di domanda mira, in realtà, alla Presenza del Dio a cui si rivolge, prima ancora che all'ottenimento di uno specifico beneficio: essa è comprensibile e praticabile solamente all'interno di una relazione filiale con Dio, vissuta all'insegna della fede.  (...) la fede e la relazione filiale vissute da Gesù, il modo in cui egli si è rivolto al Padre, diventano così esemplari per il credente. Ha scritto Dietrich Bonhoeffer:
Dio non realizza tutti i nostri desideri, ma tutte le sue promesse, cioè egli rimane il Signore della terra, conserva la sua Chiesa, ci dona sempre nuova fedem non ci impone mai pesi magiori di quanto possiamo sopportare, ci rende lieti con la sua vicinanza e il suo aiuto... Tutto ciò che possiamo a buon diritto attenderci e chiedere a Dio, possiamo trovarlo in Cristo... Dobbiamo immergerci sempre di nuovo, a lungo e con molta calma, nel vivere, parlare, agire, soffrire e morire di Gesù, per riconoscere ciò che Dio promette e ciò che egli adempie. (Resistenza e resa, 1998)
In questo senso è estremamente significativa l'esperienza del Getsemani, l'ora decisiva della vita di Gesù. Nell'imminenza della sua passione egli confessa Dio quale «Abba, Padre» (Mc 14,36) e, con insisitenza, gli chiede che passi da lui «quell'ora» (Mc 14,35), «quel calice» (cfr. Mt 26,39). Nello stesso tempo, però, Gesù sottomette la sua richiesta a un criterio ben preciso: «Non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36), «Non come voglio io, ma come vuoi tu» (Mt 26,39).
Questa è l'autentica preghiera di domanda del cristiano, discepolo di Gesù Cristo!

Enzo Bianchi

tratto da "Perché pregare, come pregare"