08/03/14

Comunione e sobrietà - A. Nicora


La quaresima ci incammina verso la Pasqua e ci prepara a celebrarla come riscatto della nostra libertà di figli e come sua gioiosa celebrazione nel servizio dell'amore. (...)
Là [durante i 40 giorni nel deserto], vivendo nella solitudine e nell'austerità volontaria, Gesù prova la fame, e nel distacco radicale dalle cose conosce la tentazione e la vittoria, conquistando nella sua umanità la perfetta libertà di vivere il compito messianico non come pretesa ma come obbedienza, non come dominio ma come servizio e sacrificio. La virtù cristiana della sobrietà è un modo specifico e concreto di rivivere il deserto di Gesù, facendo nostra la sua oblazione d'amore e disponendoci a condividere la sua vittoria sull'egoismo e sulla morte per la salvezza nostra e dell'umanità.
Pasqua è festa di vita. Gesù ha detto: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza».
La Vita del Risorto è la vita in pienezza, in abbondanza, a cui tutti siamo chiamati. (...) E' la vita di colui che si realizza in pienezza ed è felice in quanto anche tutti gli altri sono realizzati, felici e in comunione. (...)

Ma non c'è comunione se non si accettano i limiti. Se uno non accetta i limiti al suo potere, poter fare ciò che vuole, e al suo avere, avere tutto ciò che desidera, non conoscerà mai la gioia della comunione, ma solo il travaglio della competizione, l'effimero gusto del sorpasso, e alla fine, l'angoscia della solitudine. Rifiutando il senso del limite, non si costruisce comunione, ma si fa soltanto oppressione, distruzione degli altri, e, alla fine, anche di se stessi (...) Mentre l'amore chiede di far spazio all'altro come fratello, alla carità vera che si fa solidarietà. In quanto creature, del resto, il limite è congenito. Se non si coglie il valore del tramonto e della notte, si vive tutta un'esistenza nella paura del dolore, del fallimento, della sconfitta, della vecchiaia, della morte e non si gusta il dono della vita terrena, ricevuto entro i necessari limiti che permettono anche l'esistenza degli altri e la gioia dello stare insieme. Uno stare insieme, una comunione, una festa che, per dono del Padre, saranno perfette e durature dopo la morte quando entreremo nella sua casa, cioè nell'eterno; e però già qui nel tempo si possono gustare come un inizio, un pegno, un anticipo, purché sappiamo accettare il sacrificio che comportano. (...)

Per questo la settimana santa è preceduta dalla quaresima e la domenica di Pasqua dal venerdì santo. Seguire Gesù, infatti, vuol dire accogliere la croce: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua». La croce è il segno più vero dell'amore, perché nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per la persona amata.. Perciò il segno del cristiano è il segno della croce, perché (...) ci indica la meta: la vita di comunione di tutti in Dio, che è Padre, Figlio e Spirito Santo. E con il gesto ci rammenta il necessario costo della comunione, il cammino per arrivarci: l'accettazione dei limiti, del tramonto, della morte, cioè della croce, come Gesù ha fatto. (...) Quando non si accettano i limiti necessari alla comunione, si introducono nel cuore dell'uomo e nel mondo squilibri di ogni genere. Ricomporre le armonie profonde del cuore, compromesse dal peccato, non è nelle possibilità dell'uomo, è soltanto dono di Dio in Cristo Redentore. Ma frenare e riparare gli squilibri strutturali, umani, sociali, ecologici, introdotti nel mondo da un cuore insaziabile di guadagno e potere, è compito dell'uomo; non può essere atteso miracolisticamente da Dio. Non porrà pezze, Dio, al buco dell'ozono. Se semino zizzania, nascerà zizzania e non buon grano, per quante preghiere faccia. E' necessaria dunque una partecipazione nella "riparazione": un supplemento di fatica, di impegno, di buona volontà, di allenamento; e, appunto, penitenza e digiuno la quaresima ci propone come cammino per una vita più piena di senso e di solidarietà, più libera dalle cose e da noi stessi.

Mons. Attilio Nicora
"La virtù cristiana della sobrietà"  
 Lettera pastorale del Vescovo di Verona per la Quaresima, 1996