25/09/13

Contemplazione sulle strade - Carlo Carretto

Charles de Foucauld un giorno ebbe a dire: «Se la vita contemplativa fosse solo possibile dietro le mura d'un convento o nel silenzio del deserto, dovremmo, per essere giusti, dare un piccolo convento ad ogni madre di famiglia e il lusso di un po' di deserto ad un povero manovale che è obbligato a vivere nel chiasso di una città per guadagnarsi duramente il pane».
Non è così?
Fu la visione stessa della realtà in cui vive molta parte dell'umanità povera a determinare in lui la crisi centrale della sua vita, quella crisi che lo doveva portare così lontano dalla sua prima concezione di vita religiosa.
Charles de Foucauld , come sapete, era trappista e aveva scelto la trappa più povera che esistesse, quella di Akbes in Siria. 
Un giorno il suo superiore lo mandò a vegliare un morto, vicino al convento. Era un arabo cristiano deceduto in una povera casa.  Quando fratel Carlo si trovò nel tugurio del morto e vide attorno al cadavere la vera povertà fatta di figli affamati e di una vedova indifesa, debole e senza alcuna sicurezza sul pane del giorno dopo, entrò in quella crisi spirituale che lo avrebbe fatto uscire dalla Trappa, cercando un quadro di vita religiosa così diverso dal primo.

«Noi che abbiamo scelto l'imitazione di Gesù e di Gesù crocifisso, siamo ben lontani dalle prove, dalle pene, dall'insicurezza e dalla povertà a cui sono sottoposte queste popolazioni.»
«Non voglio più un convento troppo stabile; voglio un convento piccolo come la casetta di un povero operaio che non è sicuro se domani troverà lavoro e pane e che partecipa con tutto il suo essere alla sofferenza del mondo».
«Oh, Gesù, un convento come la tua casa di Nazaret per annientarmi, scomparire come hai fatto Tu quando sei venuto fra noi».   (Charles De Foucauld, Ecrits spirituels)

E uscito dalla Trappa, costruirà la sua prima fraternità a Beni Abbes nel Sahara e poi a Tamanrasset, dove morirà trucidato dai Tuareg.
La "fraternità" doveva somigliare alla casa di Nazaret, quindi ad una delle molte case che tu incontri lungo le strade del mondo.
Ma allora aveva rinunciato alla contemplazione? Allora aveva affievolito il suo ardente spirito di preghiera? No; aveva fatto un passo avanti: aveva accettato di vivere la vita contemplativa lungo le strade, in un quadro di vita somigliante a quello di tutti gli uomini.
Ciò è ben più duro!
E Dio voglia che l'umanità faccia questo passo.
Per questo Charles De Foucauld è all'alba di un periodo nuovo, d'un periodo in cui molti si sforzeranno di fare la sintesi tra contemplazione e azione, attuando in una concretezza vitale il primo comandamento del Signore:  «Ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo come te stesso».
Contemplazione sulle strade: ecco l'impegno di domani per i piccoli fratelli, per tutti i poveri.


E incominciamo ad analizzare questo elemento "deserto", che dev'essere presente, specie oggi, nell'attuazione di un sì impegnativo programma. Quando si parla di deserto all'anima, quando si dice che il deserto deve essere presente nella tua vita, non devi intendere solo la possibilità di andare nel Sahara o nel deserto di Giudea, o dell'Alta Valle del Nilo.
E' certo che non tutti possono procurarsi questo lusso o attuare praticamente questo distacco dal vivere comune.  Il Signore mi ha condotto nel vero deserto per la durezza della mia pelle. Per me fu necessario così; e tanta sabbia non mi è bastata a raschiare la sporcizia della mia anima, come capitò alla marmitta di Ezechiele. 
Ma non per tutti c'è la stessa via. E se tu non potrai andare nel deserto, devi però "fare il deserto" nella tua vita spirituale.
Un'ora al giorno, un giorno al mese, otto giorni l'anno, devi abbandonare tutto e tutti e ritirarti solo con Dio. Se non cerchi questo, se non ami questo, non illuderti; non arriverai alla preghiera contemplativa; perché essere colpevole di non volersi - potendo - isolare per gustare l'intimità con Dio, è un segno che manca l'elemento primo del rapporto con l'Onnipotente: l'amore. E senza amore non c'è rivelazione possibile.
Ma il deserto non è il luogo definitivo; è una tappa. Perché, come ti dissi, la nostra vocazione è la contemplazione sulle strade. Lungo la via dobbiamo tornare dopo la pausa del deserto.
A me, questo, costa assai. E' così forte il desiderio di continuare a vivere qui per sempre, nel Sahara, che sento di già la sofferenza in previsione di un ordine dei superiori, che certamente verrà: "Fratel Carlo, parti per Marsiglia, parti per il Marocco, parti per il Venezuela, parti per Detroit..."
Devi tornare tra gli uomini, devi mescolarti a loro, devi vivere la tua intimità con Dio nel chiasso della loro città. Sarà più difficile; ma devi farlo. E non ti mancherà, per questo, la Grazia di Dio.
Ogni mattina prenderai la strada, dopo la S. Messa e la Meditazione, e andrai a lavorare in una bottega, in un cantiere; e quando tornerai la sera, stanco, come tutti gli uomini poveri costretti a guadagnarsi il pane, entrerai nella Cappellina della fraternità e resterai lungamente in adorazione; portando con te, alla preghiera, tutto quel mondo di sofferenza, di oscurità e sovente di peccato in mezzo al quale hai vissuto per otto ore, pagando la tua razione di pena e di fatica quotidiana.
Contemplazione sulle strade: è una bella frase, ma costa assai. Certo, sarebbe più facile e più dolce restare qui, nel deserto; ma sembra che Dio non voglia.
La voce stessa della Chiesa di fa sempre più sentire per indicare ai cristiani la realtà del Corpo Mistico e l'apostolato in esso, per richiamare alla carità vissuta, per invitare tutti ad un'azione, che partendo dalla contemplazione ritorna ad essa sul versante della testimonianza e della presenza tra gli uomini.
I muri dei conventi si fan sempre più sottili e più bassi; si moltiplicano coloro che vivono la verginità nel mondo; i laici stessi prendono coscienza della loro missione e cercano la loro spiritualità.
E' davvero l'alba di un mondo nuovo, al quale non parrebbe retorico dare come consegna "la contemplazione sulle strade" e gli esempi per attuarla.

Carlo Carretto

tratto da  "Lettere dal deserto"