04/09/13

Accogliere il dolore dell'umanità - Etty Hillesum


Ho provato a guardare in faccia il "dolore" dell'umanità, coraggiosamente e onestamente, ho affrontato questo dolore o piuttosto lo ha fatto qualcosa in me stessa, molti interrogativi disperati hanno trovato risposta, l'assurdità completa ha ceduto il posto a un po' più d'ordine e di coerenza: ora posso andare avanti di nuovo. E' stata un'altra breve ma violenta battaglia, ne sono uscita con un pezzetto di maturità in più.
Ho scritto che mi sono confrontata con il "dolore dell'umanità" (questi paroloni mi fanno ancora paura) ma non è del tutto esatto. Mi sento piuttosto come un piccolo campo di battaglia su cui si combattono i problemi, o almeno alcuni problemi del nostro tempo. L'unica cosa che si può fare è offrirsi umilmente come campo di battaglia. Quei problemi devono pur trovare ospitalità da qualche parte, trovare un luogo in cui possano combattere e placarsi, e noi, poveri piccoli uomini, noi dobbiamo aprir loro il nostro spazio interiore, senza sfuggire. Forse, su questo punto, io sono davvero molto ospitale, a volte sono come un campo di battaglia insanguinato e poi lo pago con un gran sfinimento e con un forte mal di capo. Ma ora sono semplicemente me stessa: Etty Hillesum, una laboriosa studentessa in una camera ospitale (...).
Poi all'improvviso ho ritrovato il contatto con me stessa, con la parte migliore e più profonda del mio essere, quella che io chiamo Dio, e quindi anche con te. E' stata un'ora in cui sono maturata di un ulteriore tratto, in cui ho appreso molte cose nuove su di me es i miei rapporti con te e con gli altri. Sono già passati alcuni giorni, e quell'ora per me così importante è sempre racchiusa dentro di me come un tutto compiuto e perfetto, ma non riesco ancora a trovare le parole per descriverla.

Etty Hillesum

dal  "Diario 1941 - 1943"