22/02/14

L'amore al nemico - VII T.O.

Mt 5,38-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».


 La liturgia di questa domenica ci regala il capitolo 19° del libro del Levitico (Lv 19, 1-2. 17-18) come prima lettura, che è una chiave perfetta per entrare nel testo; infatti la prima frase della liturgia della parola (la 1 lettura) e l'ultima (del Vangelo) si richiamano l'un con l'altra.
Comincia la 1 lettura dicendo così:
Il Signore parlò a Mosè e disse:
«Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo».
 Se andiamo a vedere l'ultima frase del Vangelo dice così:
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Il "siate santi perché io sono santo" diventa nel Nuovo Testamento "siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". E' chiaro che nel concetto di "santità" la perfezione è inclusa; ma notiamo che il cambiamento non è solo su "santità" e "perfezione", termini tra loro in analogia, ma c'è qualcosa di profondamente diverso: il "siate santi perché io, il Signore vostro Dio sono santo" nel nuovo Testamento diventa "siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Tra un "Signore" e un "Padre", c'è una grande differenza! Un "Signore", secondo quanto normalmente si intende, è un padrone; un "Padre" ha una relazione di generazione, un'intimità.
Infatti, di cosa parla il Vangelo di questa domenica?
Siamo ad uno dei punti più alti e paradossali della dottrina evangelica:
se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. (...)  Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli.
Qui abbiamo a che fare con l'amore al nemico, l'amore a colui che mi schiaffeggia; a colui che ruba pure il vestito, che strappa, attraverso i cavilli della giustizia, anche il mantello, la tunica; a colui che costringe ad accompagnare per un miglio - qui non si fa ovviamente riferimento non ad uno che ti chiede di fare una passeggiata più lunga! ma a qualcuno che ti chiede di fare un lavoro con un carico che va oltre la misura che nella legge rabbinica del tempo veniva concepita come la misura massima di peso da portare sulle spalle, che poteva essere richiesta ad uno schiavo - per cui significa rischiare proprio l'incolumità fisica.
Siamo di fronte ad ingiustizie, siamo di fronte ad aggressioni, siamo di fronte a violenze, a contrapposizioni... Rispondere al male con l'amore. Come si può fare questo? Da dove nasce questo?
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”
Un conto è il prossimo, ma il nemico ti distrugge... il nemico ti ammazza.
E allora cosa fare di fronte a questo Vangelo che pretende che noi trattiamo il nemico come l'amico, che noi siamo buoni con i cattivi
 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano (...) Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?


Ma qui tutto quello che viene richiesto è straordinario! Ma come si può chiedere "siate santi perché io sono santo"? Ma c'è una differenza tra Dio e l'uomo abissale... oppure no? Oppure questa differenza è stata annullata? Oppure questa distanza, che noi attraverso il peccato cerchiamo grottescamente di cancellare, autoprogrammandoci dèi della nostra esistenza... in realtà questa distanza si annulla per un'altra strada?
Curioso: nella Genesi il serpente chiedeva ad Eva di diventare come Dio. Anche qui si parla di diventare come Dio, di diventare suoi figli, di essere santi come lui è santo... ma qual'è la strada? La strada è l'amore.
Noi cerchiamo di ottenere rispetto da parte degli altri, rispondiamo con la violenza, ci facciamo rispettare sbraitando, urlando... e così la nostra dignità è salva. Invece qui si dice che attraverso l'amore uno acquisisce una dignità molto più alta di quella che gli altri mi potranno mai riconoscere: la dignità di figlio di Dio.
Ma come funziona questa cosa così grande, sicché non c'è uomo così libero quanto l'uomo che può perdonare? Non c'è un uomo così autonomo quanto l'uomo che può resistere al male altrui con dolcezza? Non c'è uomo più riscattato dalla schiavitù di un uomo che è libero interiormente da ogni rabbia, da ogni rancore.
Ma come si fa'?
Qui non è una questione di autoreferenzialità: cioè, adesso noi ci mettiamo ad esere santi, adesso noi ci mettiamo a fare i perfetti, adesso noi ci mettiamo ad amare il nemico... così come un'intenzione che parte da noi. No! La chiave straordinaria di questo testo, è che c'è qualcosa della relazione di Dio con me - "siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" - che si è manifestata perfetta. C'è qualcosa di meraviglioso che Dio ha fatto con me: la mia misericordia, la mia capacità di perdono, la mia capacità di pregare per chi mi fa' del male, non nasce da me nasce da Dio, nasce dal mio rapporto con Dio. Ovverosia, io per perdonare una persona che mi fa' del male, non devo guardare a lui, devo guardare a come mi ha trattato Dio, devo stare su un latro livello: io devo arrivare all'altro, venendo dal rapporto con Dio.
Se io non sono paziente è perché non ho avuto un rapporto con la pazienza di Dio. Se non sono misericordioso, è perché ho dimenticato o non ho mai aperto il cuore veramente alla pazienza e alla tenerezza di Dio. E' in Dio la soluzione dei nostri conflitti, non nel cercare di convincerci che dobbiamo fare i buoni ... non ci riusciremo mai! Perché questo vorrebbe dire che partiamo da qualcosa che soltanto Dio può fare... ma partiamo da noi stessi. E questo significa che faremmo del cristianesimo una morale, un insieme di cose che devo fare... 
Amare il nemico. Ma come si può amare il nemico, se non perché in noi c'è lo Spirito Santo che abita dentro l'anima? E come possiamo amare il nemico, se non abbiamo visto come Dio ci ha amati, nemici?

Ecco. in questa domenica meravigliosa, ci misuriamo col paradosso cristiano però capendone l'origine: l'origine del nostro essere... o è in Dio o è in noi stessi. In Dio è pietà, in Dio è misericordia, in Dio è tenerezza, in Dio è amore al nemico. Qui è l'origine di una cosa tanto grande e tanto alta, che oggi ci viene chiesta attraverso questo testo.

don Fabio Rosini