18/11/13

La cenere e il fuoco - Enzo Bianchi

Fuoco e cenere non sono due elementi estranei: uno è strettamente legato all’altro. Il fuoco, bruciando, produce la cenere e la cenere testimonia che c’è stato il fuoco. Anzi, la cenere è capace di conservare a lungo la brace, in modo che il fuoco possa di nuovo accendersi, ardere, essere ravvivato. Proprio perché ho vissuto a lungo con un camino in cella, proprio perché, mancando di luce elettrica per tredici anni, soprattutto alla sera stavo presso il camino a meditare e a pregare, ho coniato questa immagine della chiesa quale cenere e del Vangelo quale fuoco-brace. D’altronde, Gesù stesso ha parlato del Vangelo quale fuoco che egli è venuto a portare sulla terra, fuoco che desiderava tanto veder ardere (cf. Lc 12,49).

La chiesa, costituita da noi uomini e donne, la chiesa evidente nei papi, nei vescovi e nei fedeli, religiosi o laici, la chiesa che i non cristiani vedono è una realtà sovente misera, inadempiente rispetto alla sua vocazione, ma è una necessità per il Vangelo. È lei che lo conserva e lo trasmette di generazione in generazione; è lei che permette che un uomo o una donna venienti nel mondo conoscano Gesù Cristo, il Vangelo, e decidano la loro vita per lui o senza di lui; è lei che con tutti i suoi mezzi – liturgia, sacramenti, predicazione, azioni di carità – plasma la comunione con il Signore; è lei la matrice che, grazie allo Spirito santo, diventa corpo di Cristo nel mondo. Dunque la chiesa è assolutamente necessaria! Ma tutto questo la chiesa lo fa più o meno bene, e a volte contraddicendo proprio il Vangelo che custodisce, trasmette e insegna. Soprattutto il potere, la ricchezza di cui la chiesa si ammanta, fanno sì che il fuoco del Vangelo nella comunità cristiana produca cenere più che fiamma… Perché il fuoco può essere fiamma che risplende, illumina, sfavilla, fiamma ardente, oppure può diventare un consumarsi fumoso del legno. C’è infatti la possibilità che la legna non bruci bene, che si consumi a poco a poco senza fare fuoco, e allora la cenere si accumula e seppellisce la brace.

Sì, è proprio così: la chiesa può seppellire, nascondere il Vangelo. Il Vangelo resta in essa, non viene meno ma si occulta, e la cenere aumenta, cresce, finché diventa difficile non solo scorgere un bagliore di fuoco, ma addirittura percepire il tepore della brace sepolta. Ma la brace nascosta rimane: uomini e donne anonimi, conosciuti solo da chi li incontra, vivono il Vangelo e del Vangelo mostrano fiammelle portate nelle loro mani, che proteggono la fiamma dai colpi di vento. È il Vangelo vissuto quotidianamente e in modo nascosto da tanti cristiani, vissuto nella carità, nella perseveranza, nel non contare nulla, nell’essere irrilevanti. Si dirà: fuoco debole, anzi neppure fuoco, ma solo brace. Ecco la verità della chiesa: tanta cenere che nasconde la brace, dove il fuoco è custodito, conservato. Domina, alla vista della realtà che si impone, il grigio-nero, magari un mucchietto fumigante di cenere, eppure il fuoco del Vangelo è conservato.

Questa situazione a volte dura decenni, secoli: la cenere appare tantissima, il fuoco sembra essere spento, il Vangelo non è più visibile e la chiesa occulta il Cristo, anziché farlo risplendere. È la lampada sotto il moggio (cf. Mc 4,21 e par.)! E poi ecco, a un tratto, un po’ di vento nella cenere, vento che scopre i carboni ardenti; ecco qualcuno che rimuove la cenere, e allora il fuoco si accende di nuovo e divampa; ecco qualcuno che scopre le braci e vi depone un piccolo legno che si accende. Sì, il fuoco c’era, e ora arde! A volte penso che alcuni santi sono stati quelli che hanno smosso la cenere abbondante e hanno posto un piccolo legno, la loro vita, nel fuoco del Vangelo, permettendo al Vangelo di ardere e illuminare. Altre volte qualcuno con coraggio e forza toglie la cenere spessa da sopra la brace, ed ecco il fuoco, fuoco come a Pentecoste! Questi uomini, queste donne non sostituiscono la brace, non accendono un altro fuoco: muovono la cenere, e questo imbarazza e dà fastidio… Eppure senza di loro il fuoco resterebbe a covare, non tornerebbe ad ardere. Sarebbe fuoco seppellito, che tutt’al più riscalda il camino ma non la stanza, riscalda la chiesa ma non l’umanità. Gregorio Magno, Francesco e Chiara, Caterina da Siena, papa Marcello I, papa Giovanni e ora papa Francesco – per ricordare solo alcuni uomini e donne della chiesa di Roma – avevano la passione della “ricerca del fuoco”, non bastava loro la cenere. E nel cercare il fuoco hanno rimosso la cenere, hanno portato loro stessi nella cenere e, raggiunto il fuoco, hanno fatto sì che questo ricominciasse ad ardere.

Sì, il Vangelo nella chiesa resta sempre, non viene meno. E anche quando la cenere fosse una montagna, sotto di essa il fuoco non finisce; attende piuttosto qualcuno che lo cerchi, lo disseppellisca e gli permetta di ardere. Nella mia vita ho visto la cenere, poi un’ora in cui risplendeva il fuoco come in una novella Pentecoste, con Giovanni XXIII e il concilio, poi di nuovo cenere, tanta cenere, fino a far dubitare qualcuno della permanenza del fuoco. E ora nuovamente un po’ di cenere è rimossa… Rimuovere la cenere è compito di ogni cristiano, se cerca il fuoco, se cerca il Vangelo. Ma oggi c’è qualcuno come papa Francesco che chiama, che invita i cristiani a farlo e lo fa lui stesso con autorevolezza: dobbiamo dunque esultare!


Enzo Bianchi
tratto da  "JESUSnovembre 2013