24/03/13

L'uomo che cammina - C. Bobin


Cammina. Senza sosta cammina. Va qui e poi là. Trascorre la propria vita su circa sessanta chilometri di lunghezza, trenta di larghezza. E cammina. Senza sosta. Si direbbe che il riposo gli è vietato.

Se ne va a capo scoperto. La morte, il vento, l'ingiuria: tutto riceve in faccia, senza mai rallentare il passo. Si direbbe che ciò che lo tormenta è nulla rispetto a ciò che egli spera. Che la morte è nulla più di un vento di sabbia.

Va dritto alla porta dell'umano. Aspetta che questa porta si apra. La porta dell'umano è il volto. 

La sua parola è vera solo in quanto disarmata. La sua potenza è di essere privo di potenza, nudo, debole, povero: messo a nudo dal suo amore, reso debole dal suo amore, fatto povero dal suo amore. Questa è la figura del più grande re d’umanità, dell’unico sovrano che abbia chiamato i propri sudditi a uno a uno, con la voce sommessa della nutrice. Il mondo non poteva sentirlo. Il mondo sente solo quando c’è un po’ di rumore o di potenza. L’amore è un re privo di potenza, dio è un uomo che cammina ben oltre il tramonto del giorno.

I quattro che descrivono il suo passaggio sostengono che, morto, si è rialzato dalla morte. 
E' questo indubbiamente il punto di rottura: questa storia che ha molti tratti della luce serena d'Oriente, assume qui una dimensione incomparabile. O ci si separa da quest'uomo su questo punto, e si fa di lui un sapiente come ce ne sono stati migliaia (...) Oppure lo si segue.

L'uomo che cammina è quel folle che pensa che si possa assaporare una vita così abbondante da inghiottire perfino la morte. 

Coloro che ne seguono le orme e credono che si possa restare eternamente vivi (...) sono forzatamente considerati matti. Quello che sostengono è inaccettabile. La loro parola è folle e tuttavia cosa valgono altre parole, tutte le altre parole pronunciate dalla notte dei secoli? Cos'è parlare? Cos'è amare? Come credere e come non credere? 

Forse non abbiamo mai avuto altra scelta che tra una parola folle e una parola vana. 


tratto da  Christian Bobin, "L'uomo che cammina"