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26/02/13

Urge ritrovare il silenzio - A. Pronzato


«... Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù disse: "Non hanno più vino"» (Gv 2,3)

E’ stato messo a tacere il silenzio
«Non c’è più silenzio…» potrebbe dire la Madonna a proposito del nostro mondo fracassone. Uno dei grandi delitti del tempo in cui viviamo è precisamente questo: è stato fatto sparire il silenzio, l’hanno sfrattato, messo a tacere, strozzato la sua voce. E quasi nessuno se ne accorge, lancia l’allarme. Pare, anzi, che l’uomo d’oggi viva meglio in mezzo al rumore, al frastuono assordante, alle chiacchiere. (…)
Il silenzio fa paura. Non lascia dormire. Mette addosso i brividi. Obbliga a fare i conti inquietanti con se stessi. Costringe ad ascoltare gli atti d’accusa di una coscienza troppo spesso disattesa. (…)

Ci si abitua, purtroppo…
(…) Quando le parole non lasciano spazio al silenzio, hanno il sopravvento, non c’è più armonia ma squilibrio nella vita di un individuo. Lo scopo essenziale del silenzio è quello di conferire spessore di significato alla parola, assicurare una risonanza alla parola. Attraverso il linguaggio, ciascuno di noi entra in rapporto coi propri simili, comunica con loro, si fa conoscere. La dimensione dialogica, tuttavia, implica anche la capacità di ascolto dell’altro, come “altro da sé”, diverso, da scoprire, comprendere e amare. Senza ascolto, non ci può essere dialogo, ma unicamente una serie di monologhi, e quindi non è possibile realizzare dei rapporti interpersonali.
Ora, la disponibilità all’ascolto è legata strettamente al silenzio. Nei nostri dialoghi, tutti si preoccupano di parlare. Pochi sanno – o vogliono – ascoltare. I più si accontentano di stare a sentire (…).
Ancora,: quando si smarrisce il senso del silenzio, si perde inevitabilmente il senso della bellezza, la capacità di stupirsi, di aprirsi alla meraviglia. Il bello, senza silenzio estatico, viene irrimediabilmente deturpato, banalizzato, oserei dire insultato. (…)
Naturalmente le conseguenze si rivelano gravi soprattutto in rapporto alla vita spirituale. (…) Una vera vita interiore risulta impossibile se viene a mancare il silenzio. Il silenzio, infatti, fa parte di quella dimensione delle profondità che deve caratterizzare ogni esperienza spirituale seria.

C’è silenzio e silenzio…
Onestamente, però, occorre intenderci sui connotati e le forme del silenzio.

1. Il silenzio (…) non si riduce alla semplice sospensione o all’eliminazione del rumore. Cessare di parlare non vuol dire ancora fare silenzio. Il silenzio non coincide necessariamente con l’assenza di parole, di chiasso, di discorsi. (…)
2. Il silenzio non va confuso col mutismo. Il mutismo rappresenta piuttosto la malattia mortale, la degenerazione del silenzio. (…) Dobbiamo imparare a tacere, non murarci nel mutismo, che è qualcosa che soffoca, opprime schiaccia. Il silenzio è pienezza, direi esplosione, liberazione della parola e quindi atto di amore e di libertà. Il mutismo è qualcosa di negativo, di ostile. E’ isolamento, rifiuto della comunicazione. Il silenzio, invece, è rapporto comunionale, comunicazione nelle profondità.
3. (…) Il silenzio è espressione di uno stato interiore di quiete, di riduzione all’essenziale, di non-preoccupazione di sé.
Si può tacere ed essere rumorosi, quando l’animo è in tumulto, agitato da mille pensieri, affanni, assilli dispersivi. L’interno di certe persone, che pure tacciono esteriormente, rassomiglia a una pentola in ebollizione, piena fino a scoppiare di sollecitudini e timori (…) Una pentola dove gorgogliano risentimenti, amarezze, dispetti (…).
4. (…) Non esiste un solo tipo di silenzio. Il silenzio può esprimere indifferenza, insensibilità, estraneità al dolore altrui, oppure partecipazione profonda al male del fratello, rispetto del mistero della sua sofferenza, sintonia – non mediata dalle parole o dalle frasi di circostanza – al suo dramma profondo. (…)

… E Dio vide che il silenzio era una cosa bella.
Pochi sono convinti che il silenzio può essere la lingua più adatta per la preghiera.
C’è chi ha imparato a pregare con le parole, solo con le parole. Ma non riesce a pregare con il silenzio. (…) Eppure Thomas Merton sostiene che «il silenzio costituisce la vita di preghiera». (…)
San Giovanni della Croce, da parte sua, ha coniato una formula indimenticabile: «Y callando para que hable Dios», tacere per consentire a Dio di parlare. (…) A mano a mano che la Parola si impossesso del tuo essere, le parole vengono meno. Potremmo parafrasare così: la preghiera “cresce” dentro di te in maniera inversamente proporzionale alle parole. O, se preferiamo, il progresso nella preghiera è parallelo al progredire nel silenzio.
L’acqua che cade in una brocca vuota fa molto rumore. Quando però il livello dell’acqua aumenta, il rumore si attenua sempre più, fino a sparire del tutto allorché il vaso è colmo. (…)
Stare in silenzio, nella preghiera, equivale a stare in ascolto. Proprio come gli alberi che, nel bosco, captano messaggi segreti portati dal vento.
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(…) Direi che il silenzio non rappresenta tanto l’altra faccia della Parola, ma è Parola esso stesso.
Dopo aver parlato, Dio tace, ed esige da noi il silenzio, non perché la comunicazione sia terminata, ma perché restano altre cose da dire, altre confidenze, che possono essere espresse unicamente dal silenzio.
Le realtà più segrete vengono affidate al silenzio.
Il silenzio è il linguaggio dell’amore. (…) Il silenzio è il modo adottato da Dio per bussare alla porta. E il silenzio è il tuo modo di aprirGli.
Il Signore lascia parlare i libri, gli individui che parlano a nome di Lui. Lui, però, sta dietro alle pagine e alle parole, taciturno. Aspetta che quelli abbiano finito, perché tu ti accorga del Suo silenzio e capisca, attraverso il silenzio, ciò che di essenziale c’è da capire. (…)
Non per nulla i veri uomini di Dio sono dei solitari e dei taciturni. Chi si avvicina a Lui, si allontana necessariamente dalle chiacchiere e dal rumore. (…)
La vicinanza di Dio ammutolisce. La luce è esplosione di silenzio.
Prega, dunque, nel  silenzio.
Prega col silenzio.
Prega il  silenzio. (…)
… E se proprio non puoi fare a meno di parlare, accetta tuttavia che le tue parole vengano inghiottite nelle profondità del silenzio di Dio.

Pregare nella sobrietà.
Maria a Cana ci fa comprendere che alla nostra preghiera oltre che il silenzio manca una caratteristica fondamentale, che è la sobrietà. E le due cose sono intimamente legate tra di loro. C’è un di più, un che di eccessivo in certe preghiere che è dato di ascoltare.
La bellezza non viene compromessa tanto dalla povertà e semplicità quanto dalla ridondanza, dall’esagerazione. (…). Sobrietà come espressione di amore del bello. Sobrietà come essenzialità, rigore, senso della misura, discrezione.
Oltre che costituire un attentato all’armonia, alcuni modi di pregare tradiscono una totale mancanza di fiducia. Certe insistenze, ripetitività esasperate, precisazioni pedanti, appaiono per lo meno sospette a questo riguardo. Affiora quasi la paura che Dio non abbia capito bene, o non sia troppo convinto, o abbia bisogno di suggerimenti più particolareggiati. (…)
Maria di Nazaret, a Cana, ci ha fornito un esempio luminoso di preghiera coraggiosa e discreta al tempo stesso. Rivolgendosi al Figlio, ha lasciato intendere, più che imporre. ha suggerito delicatamente, non ha preteso. Ha fatto intravvedere un desiderio, non ha dettato una soluzione. Ha accennato a un bisogno, senza preoccuparsi di fornire delle cifre o dei dati precisi relativi alla situazione.

Vergine piena di silenzio
Un tuo cantore, Padre David Maria Turoldo, ricordava: «Quando io ero piccolo c’era la banda del paese e c’era un tamburo grande che faceva: bum! bum! bum!, e c’era un tamburo piccolo che faceva: bim! bim! bim! E io non riuscivo mai a capire perché li chiamassero tutti e due “tamburo”: uno faceva un rumore piccolo e l’altro faceva un rumore grande. Qual era la differenza? La differenza stava semplicemente nel fatto che uno aveva il vuoto più grande e l’altro il vuoto più piccolo… Uno, più fa chiasso, più vuol dire che ha vuoto dentro». (…)
Maria, Vergine del silenzio, rendici consapevoli che il silenzio non lo troviamo già bell’e confezionato da nessuna parte. Non lo troviamo nel deserto, nelle foreste, neppure in certe abbazie secolari (so quello che dico!).
Il silenzio dobbiamo conquistarlo noi, anche nella bolgia infernale della città, con un atto di coraggio e di libertà. E portarlo dentro, ovunque andiamo.
Tu sei vissuta in mezzo agli altri, a Nazaret. Non ti sei rifugiata in nessuna zona protetta. Eppure, inserita nella vita e nelle occupazioni di tutti hai conservato dentro di te, e hai irradiato attorno a te, uno spazio sconfinato di silenzio. (…)
Tu Maria, sei la brocca colma di Lui. Per questo non hai bisogno di parlare. A mano a mano che la sua Parola cresceva in te, a mano a mano che la sua Presenza ti riempiva, non c’è più stato spazio in te né per il rumore né per le parole.
Il silenzio diventava il segno che eri totalmente occupata da Lui, abitata dalla Sua Parola, Sì, “piena di grazia”, perché “piena di silenzio”.

don Alessandro Pronzato

tratto da: "C'era la Madre di Gesù...
A Cana, con Maria, per scoprire quello che ci manca"