«No,
nessuno sarà dimenticato di quelli che furono grandi; ma ciascuno fu grande a
suo modo, ciascuno in proporzione alla grandezza che amò. Perché chi amò se stesso fu grande nella
propria persona e chi amò altrui fu grande per la sua dedizione; ma chi amò Dio
fu il più grande di tutti.
Ognuno
rimarrà nel ricordo; ma ognuno fu grande secondo quello che sperò. Uno fu grande sperando il possibile; un
altro sperando l'eterno; ma chi sperò l'impossibile fu il più grande di tutti.
Ognuno
rimarrà nel ricordo, ma ognuno sarà grande secondo l'importanza di quel che combatté. Perché chi combatté contro il mondo fu grande
trionfando sul mondo, e chi combatté contro sé stesso fu più grande per la
vittoria su sé stesso, ma chi lottò contro Dio fu il più grande di tutti.
Ci
furono uomini grandi per la loro energia, per la saggezza, la speranza o
l'amore. Ma Abramo fu il più grande
di tutti: grande per l'energia la cui forza è debolezza, grande per la saggezza
il cui segreto è follia, grande per la speranza la cui forza è demenza, grande
per l'amore che è odio di se stesso. Fu per fede che Abramo lasciò il paese dei
suoi padri e fu straniero in terra promessa. Lasciò una casa, la sua ragione
terrestre, e un'altra ne prese: la fede. Altrimenti, pensando all'assurdità del
suo viaggio, non sarebbe partito. (…)
Fu
per fede che Abramo ricevette la promessa che tutte le nazioni della terra
sarebbero state benedette nella sua posterità. Il tempo passava, la possibilità
rimaneva. Abramo credeva. Il tempo passò, la speranza diventò assurda, Abramo
credette. È pur esistito nel mondo colui che ebbe una speranza. Il tempo passò,
la sera fu al suo declino e quell'uomo non ebbe la viltà di rinnegare una
speranza, così anch'egli non sarà mai dimenticato. (…)
Grande
è coglier l'eterno, ma è più grande cosa riavere il transeunte, dopo averne
fatta rinuncia.
Così,
dunque, tutto era perduto, oh sciagura atroce più che se il desiderio non fosse
mai stato esaudito. Così il Signore si prendeva giuoco di Abramo! Ecco che,
dopo aver realizzato l'assurdo con un miracolo, voleva veder annientata l'opera
sua. Che pazzia! (…)
Tuttavia,
Abramo credette; e credette per questa vita. Certo, se la sua fede fosse stata
rivolta esclusivamente ad una vita avvenire, si sarebbe sbarazzato più
facilmente di tutto, per uscir al più presto possibile da un mondo a cui non
apparteneva più. (…) Ma Abramo aveva la fede per questa vita…
Credette
per assurdo, perché non si poteva trattare di un calcolo umano. E l'assurdo era
nel fatto che Dio, domandandogli quel sacrificio, avrebbe revocato la sua
esigenza un momento dopo. Salì il monte, e persino nell'attimo in cui levò il
coltello credette - che Iddio non gli avrebbe chiesto Isacco. Certo Abramo fu
sorpreso per la soluzione della cosa, ma, con un doppio movimento, egli aveva
già raggiunto la sua condizione originaria, e perciò ricevette Isacco con gioia
anche più grande della prima volta.(…)
Se
fosse stato un uomo diverso, avrebbe forse amato Iddio, ma non avrebbe creduto;
perché amar Dio senza aver la fede, significa rispecchiarsi in sé stessi, ma
amar Dio con la fede, significa rispecchiarsi in Dio.
Questa
è la vetta sulla quale è Abramo.»
Søren Kierkegaard
tratto da “Timore e tremore”
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"Sacrificio di Isacco", Caravaggio. |