«... Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù disse: "Non hanno più vino"» (Gv 2,3)
E’ stato messo a
tacere il silenzio
«Non
c’è più silenzio…» potrebbe dire la Madonna a proposito del nostro mondo
fracassone. Uno dei grandi delitti del tempo in cui viviamo è precisamente
questo: è stato fatto sparire il silenzio, l’hanno sfrattato, messo a tacere,
strozzato la sua voce. E quasi nessuno se ne accorge, lancia l’allarme. Pare,
anzi, che l’uomo d’oggi viva meglio in mezzo al rumore, al frastuono
assordante, alle chiacchiere. (…)
Il
silenzio fa paura. Non lascia dormire. Mette addosso i brividi. Obbliga a fare
i conti inquietanti con se stessi. Costringe ad ascoltare gli atti d’accusa di
una coscienza troppo spesso disattesa. (…)
Ci si abitua,
purtroppo…
(…)
Quando le parole non lasciano spazio al silenzio, hanno il sopravvento, non c’è
più armonia ma squilibrio nella vita di un individuo. Lo scopo essenziale del
silenzio è quello di conferire spessore di significato alla parola, assicurare
una risonanza alla parola. Attraverso il linguaggio, ciascuno di noi entra in
rapporto coi propri simili, comunica con loro, si fa conoscere. La dimensione
dialogica, tuttavia, implica anche la capacità di ascolto dell’altro, come
“altro da sé”, diverso, da scoprire, comprendere e amare. Senza ascolto, non ci
può essere dialogo, ma unicamente una serie di monologhi, e quindi non è
possibile realizzare dei rapporti interpersonali.
Ora,
la disponibilità all’ascolto è legata strettamente al silenzio. Nei nostri
dialoghi, tutti si preoccupano di parlare. Pochi sanno – o vogliono –
ascoltare. I più si accontentano di stare a sentire (…).
Ancora,:
quando si smarrisce il senso del silenzio, si perde inevitabilmente il senso
della bellezza, la capacità di stupirsi, di aprirsi alla meraviglia. Il bello,
senza silenzio estatico, viene irrimediabilmente deturpato, banalizzato, oserei
dire insultato. (…)
Naturalmente
le conseguenze si rivelano gravi soprattutto in rapporto alla vita spirituale.
(…) Una vera vita interiore risulta impossibile se viene a mancare il silenzio.
Il silenzio, infatti, fa parte di quella dimensione delle profondità che deve
caratterizzare ogni esperienza spirituale seria.
C’è silenzio e
silenzio…
Onestamente,
però, occorre intenderci sui connotati e le forme del silenzio.
1.
Il silenzio (…) non si riduce alla
semplice sospensione o all’eliminazione del rumore. Cessare di parlare non vuol
dire ancora fare silenzio. Il silenzio non coincide necessariamente con
l’assenza di parole, di chiasso, di discorsi. (…)
2.
Il silenzio non va confuso col mutismo. Il mutismo rappresenta piuttosto la
malattia mortale, la degenerazione del silenzio. (…) Dobbiamo imparare a
tacere, non murarci nel mutismo, che è qualcosa che soffoca, opprime schiaccia.
Il silenzio è pienezza, direi esplosione, liberazione della parola e quindi
atto di amore e di libertà. Il mutismo è qualcosa di negativo, di ostile. E’
isolamento, rifiuto della comunicazione. Il silenzio, invece, è rapporto
comunionale, comunicazione nelle profondità.
3.
(…) Il silenzio è espressione di uno stato interiore di quiete, di riduzione
all’essenziale, di non-preoccupazione di sé.
Si
può tacere ed essere rumorosi, quando l’animo è in tumulto, agitato da mille
pensieri, affanni, assilli dispersivi. L’interno di certe persone, che pure
tacciono esteriormente, rassomiglia a una pentola in ebollizione, piena fino a
scoppiare di sollecitudini e timori (…) Una pentola dove gorgogliano
risentimenti, amarezze, dispetti (…).
4.
(…) Non esiste un solo tipo di silenzio. Il silenzio può esprimere
indifferenza, insensibilità, estraneità al dolore altrui, oppure partecipazione
profonda al male del fratello, rispetto del mistero della sua sofferenza,
sintonia – non mediata dalle parole o dalle frasi di circostanza – al suo
dramma profondo. (…)
… E Dio vide che
il silenzio era una cosa bella.
Pochi
sono convinti che il silenzio può essere la lingua più adatta per la preghiera.
C’è
chi ha imparato a pregare con le parole, solo con le parole. Ma non riesce a
pregare con il silenzio. (…) Eppure Thomas Merton sostiene che «il silenzio
costituisce la vita di preghiera». (…)
San
Giovanni della Croce, da parte sua, ha coniato una formula indimenticabile: «Y
callando para que hable Dios», tacere per consentire a Dio di parlare. (…) A
mano a mano che la Parola si impossesso del tuo essere, le parole vengono meno.
Potremmo parafrasare così: la preghiera “cresce” dentro di te in maniera
inversamente proporzionale alle parole. O, se preferiamo, il progresso nella
preghiera è parallelo al progredire nel silenzio.
L’acqua
che cade in una brocca vuota fa molto rumore. Quando però il livello dell’acqua
aumenta, il rumore si attenua sempre più, fino a sparire del tutto allorché il
vaso è colmo. (…)
Stare
in silenzio, nella preghiera, equivale a stare in ascolto. Proprio come gli
alberi che, nel bosco, captano messaggi segreti portati dal vento.
****
(…)
Direi che il silenzio non rappresenta tanto l’altra faccia della Parola, ma è
Parola esso stesso.
Dopo
aver parlato, Dio tace, ed esige da noi il silenzio, non perché la
comunicazione sia terminata, ma perché restano altre cose da dire, altre
confidenze, che possono essere espresse unicamente dal silenzio.
Le
realtà più segrete vengono affidate al silenzio.
Il
silenzio è il linguaggio dell’amore. (…) Il silenzio è il modo adottato da Dio
per bussare alla porta. E il silenzio è il tuo modo di aprirGli.
Il
Signore lascia parlare i libri, gli individui che parlano a nome di Lui. Lui,
però, sta dietro alle pagine e alle parole, taciturno. Aspetta che quelli
abbiano finito, perché tu ti accorga del Suo silenzio e capisca, attraverso il
silenzio, ciò che di essenziale c’è da capire. (…)
Non
per nulla i veri uomini di Dio sono dei solitari e dei taciturni. Chi si
avvicina a Lui, si allontana necessariamente dalle chiacchiere e dal rumore.
(…)
La
vicinanza di Dio ammutolisce. La luce è esplosione di silenzio.
Prega,
dunque, nel silenzio.
Prega
col silenzio.
Prega
il silenzio. (…)
…
E se proprio non puoi fare a meno di parlare, accetta tuttavia che le tue
parole vengano inghiottite nelle profondità del silenzio di Dio.
Pregare nella
sobrietà.
Maria
a Cana ci fa comprendere che alla nostra preghiera oltre che il silenzio manca
una caratteristica fondamentale, che è la sobrietà. E le due cose sono
intimamente legate tra di loro. C’è un di più, un che di eccessivo in certe
preghiere che è dato di ascoltare.
La
bellezza non viene compromessa tanto dalla povertà e semplicità quanto dalla
ridondanza, dall’esagerazione. (…). Sobrietà come espressione di amore del
bello. Sobrietà come essenzialità, rigore, senso della misura, discrezione.
Oltre
che costituire un attentato all’armonia, alcuni modi di pregare tradiscono una
totale mancanza di fiducia. Certe insistenze, ripetitività esasperate,
precisazioni pedanti, appaiono per lo meno sospette a questo riguardo. Affiora
quasi la paura che Dio non abbia capito bene, o non sia troppo convinto, o
abbia bisogno di suggerimenti più particolareggiati. (…)
Maria
di Nazaret, a Cana, ci ha fornito un esempio luminoso di preghiera coraggiosa e
discreta al tempo stesso. Rivolgendosi al Figlio, ha lasciato intendere, più che
imporre. ha suggerito delicatamente, non ha preteso. Ha fatto intravvedere un
desiderio, non ha dettato una soluzione. Ha accennato a un bisogno, senza
preoccuparsi di fornire delle cifre o dei dati precisi relativi alla
situazione.
Vergine piena di
silenzio
Un
tuo cantore, Padre David Maria Turoldo, ricordava: «Quando io ero piccolo c’era
la banda del paese e c’era un tamburo grande che faceva: bum! bum! bum!, e
c’era un tamburo piccolo che faceva: bim! bim! bim! E io non riuscivo mai a
capire perché li chiamassero tutti e due “tamburo”: uno faceva un rumore
piccolo e l’altro faceva un rumore grande. Qual era la differenza? La
differenza stava semplicemente nel fatto che uno aveva il vuoto più grande e
l’altro il vuoto più piccolo… Uno, più fa chiasso, più vuol dire che ha vuoto
dentro». (…)
Maria,
Vergine del silenzio, rendici consapevoli che il silenzio non lo troviamo già
bell’e confezionato da nessuna parte. Non lo troviamo nel deserto, nelle
foreste, neppure in certe abbazie secolari (so quello che dico!).
Il
silenzio dobbiamo conquistarlo noi, anche nella bolgia infernale della città,
con un atto di coraggio e di libertà. E portarlo dentro, ovunque andiamo.
Tu
sei vissuta in mezzo agli altri, a Nazaret. Non ti sei rifugiata in nessuna
zona protetta. Eppure, inserita nella vita e nelle occupazioni di tutti hai
conservato dentro di te, e hai irradiato attorno a te, uno spazio sconfinato di
silenzio. (…)
Tu
Maria, sei la brocca colma di Lui. Per questo non hai bisogno di parlare. A
mano a mano che la sua Parola cresceva in te, a mano a mano che la sua Presenza
ti riempiva, non c’è più stato spazio in te né per il rumore né per le parole.
Il
silenzio diventava il segno che eri totalmente occupata da Lui, abitata dalla
Sua Parola, Sì, “piena di grazia”, perché “piena di silenzio”.
don Alessandro Pronzato
tratto da: "C'era la Madre di Gesù...
A Cana, con Maria, per scoprire quello che ci manca"