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28/01/13

Maria ci avverte che se non chiudiamo gli occhi... - Pronzato

«... Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù disse: "Non hanno più vino"» (Gv 2,3)


Penetrare sotto la crosta.
Dobbiamo riconoscerlo. Ci manca la contemplazione. Maria di Nazaret ci avverte che gli occhi ci sono stati dati sopratutto perché fossimo capaci di contemplare. Ma noi abbiamo dimenticato questa funzione essenziale della vista. Ecco perché ci ritroviamo regolarmente al buio, almeno per quel che riguarda le realtà essenziali nella nostra esistenza.
Secondo la definizione più semplice, contemplare significa "vedere oltre le apparenze", penetrare sotto la crosta, scoprire la sostanza più profonda delle cose e degli avvenimenti. (...)
Il contemplativo intuisce, sospetta che il reale, così come appare, nasconda un'altra realtà misteriosa, che è la più vera, la più autentica.

Gli occhi del gufo.
Contemplazione, quindi, è essenzialmente un fatto di sguardo. Uno sguardo reso penetrante dalla fede e dall'amore.
Non per nulla i monaci antichi avevano una predilezione particolari per gufi e civette. In questi uccelli, che spesso a noi danno un senso di ripugnanza (...) i contemplativi scorgono il simbolo della loro vita.
E ciò sopratutto a motivo degli occhi, enormi, capaci di forare il muro della notte. (...)
I nostri occhi, attratti dalle cose immediate, appariscenti, scintillanti, che si impongono violentemente all'attenzione, si chiudono a poco a poco, si riducono alle dimensioni degli oggetti miserabili che stanno a un palmo di distanza.
Gli occhi dei solitari, come quelli dei gufi, sfidano la notte; pretendono di guardare attraverso la notte; vogliono cogliere le realtà avvolte nel mistero, le cose che non si impongono. Per questo si ingrandiscono, fino a diventare immensi, capaci di afferrare la Bellezza, la Verità al di là dello spessore delle cose.
La Madonna, la creatura della contemplazione per eccellenza, ci esorta a non aver paura a lasciarci aprire gli occhi da Dio, a diventare tutto occhi. In tal modo la notte, per quanto oscura, può diventare la nostra fonte di illuminazione.

Un grido di luce.
Il contemplativo vede meglio, vede diverso, non attraverso ragionamenti, ma mediante una conoscenza intuitiva, resa possibile dalla familiarità con Dio, dalla fede e dall'amore, e mediante un cuore puro («Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio...» Mt 5,8), un cuore incendiato dalla luce che viene dall'Alto, un cuore abitato dalla Parola.
Più che conoscere, il contemplativo sa "riconoscere", spingendo il proprio sguardo oltre il velo opaco dell'apparenza, della banalità, dell'ordinario, dell'ovvio. (...)
La certezza del contemplativo non è data da deduzioni logiche, ma da una inconfondibile risonanza interiore, da una complicità segreta. (...)
Lui capta i messaggi misteriosi attraverso il prisma di luce di Dio. Là dove tutti scorgono delle linee spezzate, discordanti, arruffate, lui riesce a connettere, a concertare tutto, fino ad ottenere un disegno unitario e coerente. (...)
Più che alle voci esteriori, il contemplativo riesce a dare sfogo al "grido di luce" che gli scoppia dentro.
Il contemplativo, come Maria, più che arrovellarsi la mente a elaborare argomenti astrusi, indirizza i battiti del proprio cuore in direzione di una Persona.
Lui legge, ascolta con gli occhi. E vede bene col cuore.

Voce del verbo sospettare.
Lo sguardo contemplativo rappresenta una sfida contro l'opacità del reale. Perché permette di superare lo spesso diaframma che impedisce di andare al cuore della realtà, esplorarne le profondità, spingersi all'essenza.
Tutto sembra congiurare a farci divagare alla superficie, ad accontentarci di ciò che appare, si tocca, è a portata di mano, ci viene illustrato dagli altri. (...)
Il contemplativo "entra dentro" attraverso un passaggio segreto. Si spinge all'interno. Scava cunicoli sotterranei.
Contemplare voce del verbo sospettare. Sospettare che il più sta nascosto. Che il meglio non è ciò che appare in superficie. Che il mistero costituisce la verità delle cose.E se non arrivi a sfiorare il mistero, rimani un estraneo rispetto alla realtà.
«La bellezza del deserto sta nel fatto che nasconde un pozzo da qualche parte» (Saint-Exupéry). La contemplazione ci fa attraversare il deserto con il desiderio di scoprire il pozzo destinato alla nostra sete.
Ci fa perlustrare un campo, "sospettando" il tesoro che è sepolto in qualche angolo. (...)
Ci permette di forare la coltre di nebbia in cui rischiamo di smarrire la direzione del cammino, per lasciar filtrare una lama di luce.

Penetrare il mistero dell'uomo.
Il verbo "sospettare" tipico della contemplazione, va applicato - nel suo significato positivo - anche nei confronti dell'uomo.
Sospettare che un individuo, sotto la crosta dei difetti, custodisce una zona intatta che si apre solo ad uno sguardo "diverso". (...)
Sospettare un'attesa, un tormento segreto, una ferita non del tutto rimarginata, una povertà che implora, un'insoddisfazione, un "bisogno d'altro", anche negli individui più sfrontatamente "appagati". (...)
Sospetta nel "guazzabuglio" del cuore umano, l'esistenza di un filo sottile che viene da lontano e può condurre lontano se lui sa afferrarlo delicatamente con le sue mani di luce.

Contemplare, voce del verbo arrischiare.
Oltre il verbo "sospettare", il contemplativo coniuga il verbo "arrischiare".
Infatti arrischia l'imprevedibile, cammina a piedi scalzi, senza bastone, senza bisaccia. Rifiuta le protezioni dell'avere, del sapere, del potere. Respinge i favori (non sempre disinteressati) della gente che conta. (...)
Il contemplativo si fa pellegrina dell'Assoluto. Scommette sull'invisibile, arrischia l'esplorazione di ciò che sta "al di là"...
E, insieme, non esita a tendere la propria mano all'altro, col rischio di perdere la propria sicurezza.

Vergine della trasparenza, aiutaci a capire che la contemplazione non si improvvisa. Che respinge i faciloni e i velleitari. Che va preparata. Che esige alcune condizioni fondamentali come la purificazione del cuore, la solitudine, il silenzio, l'umiltà, l'abbandono. (...)
Vergine della trasparenza, insegnaci che per vedere chiaro, abbiamo bisogno, qualche volta, di chiudere gli occhi... 
Forse abbiamo scoperto il tuo segreto, Maria, il segreto della tua conoscenza del mistero. Tra te e tuo Figlio c'era, come tra due innamorati, una complicità dello sguardo.


don Alessandro Pronzato

tratto da  "C'era la Madre di Gesù...
A Cana, con Maria, per scoprire quello che ci manca."